domenica 25 aprile 2010

Appunti Sullo stile tardo fra Said, Adorno e altri

di Marco Gatto


Musica, estetica, critica letteraria
nel saggio postumo dell'autore
di Orientalismo. Un j'accuse
contro gli intellettuali odierni?


Intorno al 1934, Theodor W. Adorno stava progettando un libro sull’esperienza musicale ed estetica di Beethoven. Negli appunti per la stesura, l’oggetto di analisi andava sempre più delineandosi come una riflessione sulla natura delle opere artistiche della vecchiaia. In esse – e dunque negli ultimi quartetti del compositore, nelle ultime sonate per pianoforte o nella magnifica Missa solemnis – Adorno leggeva il loro carattere corrugato, dilaniato, frastagliato e disarmonico. Vi leggeva anche una rivolta senile alla tradizione e all’imposizione dei canoni, alla norma assunta come crisma di un’affiliazione alla grande cultura riconosciuta: insomma, le opere tarde, per il filosofo, consegnano al lettore o all’ascoltatore una ribellione soggettiva nei confronti delle convenzioni, che le rende, per questo motivo, aggressive e inconciliate, contrastive e antiretoriche.

A raccogliere il suggerimento di Adorno, proprio negli ultimi mesi della sua vita, è stato un suo indiretto allievo (come amava definirsi), l’intellettuale arabo-americano Edward W. Said, scomparso nel 2003, noto al grande pubblico per il suo impegno a favore della causa palestinese. Said oggi è largamente studiato e tradotto in Italia, e ciò non può che rallegrarci. Il suo nome è legato agli studi postcoloniali, ma inizia a diffondersi anche in ambito filosofico. Professore alla Columbia University, intellettuale dichiaratamente “outsider”, vittima di un esilio che da condizione politica si fa risposta culturale, Said è stato soprattutto uno straordinario critico e teorico della letteratura, nonché un attento interprete della condizione musicale dell’Occidente. Non è un caso, pertanto, se le riflessioni contenute nel postumo Sullo stile tardo (Il Saggiatore, pp. 166, € 19,00) – importante tassello per la conoscenza dell’autore nel nostro Paese, di cui si attende ancora la traduzione di due fondamentali contributi come The World, the Text, and the Critic e Musical Elaborations – siano indirizzate in via prioritaria alla musica e alla letteratura.

Quel che interessa particolarmente all’autore di Orientalismo è la condizione di «esilio autoimposto» e volontario che diviene centrale nelle opere della maturità: grazie a questo salto dialettico che coinvolge la produzione artistica e la condizione corporea, la soggettività creatrice sembra illuminare il carattere storico della sua rivolta e inaugura una forma condivisa di autocoscienza. Il libro è allora una messa in evidenza di questa peculiarità in autori come Jean Genet, Thomas Mann. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in musicisti come Richard Strauss o Richard Wagner, in registi come Luchino Visconti. Ed è forse il saggio su Glenn Gould, l’ormai leggendario pianista canadese entrato nell’alveo dei grandi interpreti del secolo scorso, e purtroppo oggetto di un odierno feticismo che ne trascura la portata politica, a rappresentare potenzialmente il messaggio dell’intero libro. In Gould, Said pare scorgere un’allegoria stringente della possibilità soggettiva di fondare, attraverso la propria protesta, una proposta di critica alla realtà condivisa, che cerca il rapporto con l’Altro come fondamento di una vita democratica e civile. La presunta lontananza dell’intellettuale dal mondo è in realtà un modo per ritrovare un legame più diretto con la contingenza.

Non può non stupire la constatazione che va delineandosi pagina dopo pagina: il fatto che lo stesso Said sia in realtà un prodotto della sua “tardività” rispetto al mondo. In fondo, quanto possiamo sentirci eredi noi, in un tempo così profondamente segnato dal nichilismo e dall’individualismo, di un intellettuale che ha speso tutta la sua esistenza in una forma di impegno militante e di demistificazione pubblica del potere? Da questa prospettiva, dunque, Sullo stile tardo è forse un atto di accusa contro gli intellettuali di oggi, poco restii ad assumere la criticità come fondamento della loro pratica culturale, e dunque conniventi, responsabili, coinvolti, subordinati al potere. Leggere Said è un primo antidoto a quell’assenza di alternative e a quella sterilità di pensiero che ha contraddistinto l’ilare nichilismo dei postmoderni. E ciò pare non poco significativo se diamo uno sguardo alla situazione politica e culturale del nostro Paese.

Marco Gatto

(www.excursus.org, anno I, n. 4, novembre 2009)

http://www.excursus.org/poesia/GattoSaid.htm

giovedì 22 aprile 2010

New York e il Mistero di Napoli: Viaggio nel Mondo di Gramsci.

New York and the Mystery of Naples: A Journey through Gramsci’s World.
Italian title: New York e il Mistero di Napoli: Viaggio nel Mondo di Gramsci.
Producer: Giorgio Baratta
Distributor: Le Rose e i Quaderni, 1994.
Description:
The presentation of this documentary film provides English translations and subtitles. The film includes a presentation by Dario Fo and interviews with Giuseppe Fiori, Cornel West, Edward Said, and many others.

http://www.internationalgramscisociety.org/audio-video/index.html

http://www.internationalgramscisociety.org/audio-video/gramsci.ram

lunedì 12 aprile 2010

Intervento di Said a Mantova. 2001.

Said al Festival della Letteratura di Mantova.

http://www.rainews24.it/ran24/rubriche/incontri/autori/said.asp