mercoledì 3 febbraio 2010

Gramsci e Said dialogo sull' umanesimo

Repubblica — 23 febbraio 2005 pagina 1 sezione: NAPOLI
Nel suo saggio più celebre, "Orientalismo" (Feltrinelli), Edward Said ha riconosciuto che la categoria gramsciana di egemonia era stata indispensabile per demistificare un radicato concetto di Oriente, elaborato a uso e consumo dell' Occidente imperialista. In questi giorni, a Napoli si sta ragionando sui rapporti tra il grande critico letterario americano di origine palestinese e il nostro pensatore nato in Sardegna, maturato a Torino, imprigionato in giro per la penisola e morto nel 1937, appena quarantaseienne: per il suo doppio ruolo di dirigente comunista e di decifratore dei plurisecolari, irrisolti problemi italiani. Ieri ha preso il via "Umanesimo della convivenza. Said in dialogo con Gramsci": una serie di incontri e spettacoli promossi da Tropico Mediterraneo e coordinati dall' Università L' Orientale, con l' ausilio dell' Istituto italiano per gli studi filosofici e della Fondazione Morra. Fittissimo il calendario degli appuntamenti, che si protrarranno fino a venerdì. Oggi, alle 16, nella sede dell' Istituto in palazzo Serra di Cassano, si tiene una tavola rotonda su "Said, il Sud, il subalterno: Gramsci ora", alla quale prendono parte Marta Cariello, Silvana Carotenuto, Iain Chambers, Lidia Curti, Marina De Chiara, Lea Durante, Serena Guarracino, Mimmo Jervolino, Marie Hélène Laforest e Sara Marinelli. Spostandosi a palazzo dello Spagnolo, che ospita la Fondazione Morra, alle 21 è prevista la proiezione di "New York e il mistero di Napoli", opera di Giorgio Baratta: viaggio nel mondo di Gramsci raccontato da Dario Fo, presenti Stefano Chiarini, Gabriele Frasca e Guido Liguori. Domani l' appuntamento è per le 21, ancora alla Fondazione Morra: "Italia anno zero" di Roberto Paci Dalò mette insieme testi di Leopardi, Gramsci e Pasolini, sui quali successivamente s' intratterrà Maurizio Zanardi, con un intervento musicale del gruppo 'E Zezi di Pomigliano. Si chiude venerdì, alle 16,30, nella Cappella Pappacoda dell' Orientale, in largo Giusso: il rettore Pasquale Ciriello, Mario Agrimi, Aldo Masullo, Alberto Postigliola, Pasquale Voza, Clelia Tolentino e Giovanni Semeraro affronteranno l' impegnativo dibattito su "Gramsci e l' umanesimo della convivenza". Una raffica di occasioni che confermano quanto il magistero gramsciano sia oramai esercitato all' estero più che in patria. Da più di sessant' anni, gli spunti dei "Quaderni dal carcere" arricchiscono la riflessione della sinistra europea e d' oltreoceano più avvertita e hanno profondamente contribuito alla consapevolezza dei paesi del terzo mondo, usciti dal colonialismo. Osservazioni fulminanti e seminali, che hanno del miracoloso: innanzitutto per le condizioni in cui furono stese. In cella, con gli sparuti libri che i direttori dei penitenziari consentivano a Gramsci di ricevere dall' esterno. Nel secolo scorso, accadde solo a Henri Pirenne, che compose la sua "Storia d' Europa" in un campo di concentramento tedesco, durante la prima guerra mondiale; e a Erich Auerbach, il cui monumentale scorcio di trenta secoli di letteratura europea, "Mimesis", fu immaginato e realizzato in Turchia, dove si era rifugiato, per sfuggire ai nazisti. Con Machiavelli, Gramsci rimane l' autore italiano dovunque più letto e studiato, un analista che ha preconizzato il mondo globale nel quale viviamo: ritornare, per credere, a "Americanismo e fordismo". Un marxista convinto dell' imprescindibile connubio di teoria e prassi. Da sempre, la sinistra italiana - in testa Palmiro Togliatti, segretario del Pci fino al 1964 - tenta di storicizzarlo, provando a distinguere ciò che è vivo da ciò che è morto nella sua opera. Ma quanto Gramsci sostiene su intellettuali, letteratura, Mezzogiorno sta sul sentiero impervio che sbocca nel cambiamento radicale: non certo nel liberalismo, tantomeno nella socialdemocrazia. Non c' è da meravigliarsi che Gramsci abbia infiammato chi sulle strade dello sviluppo si sarebbe incamminato, cogliendovi i limiti di quel capitalismo con il quale si pretendeva che lo sviluppo stesso coincidesse. Marco Lombardi

- MARCO LOMBARDI

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